Home > Testimonianze > L’amaro privilegio del COVID per gli espatriati
COVID per gli espatriati

In questi giorni sto rivivendo tutto quello che è successo lo scorso anno, incredula che ci troviamo ancora in questa situazione ☹️ Avevo scritto questo articolo per What Expats Can Do (potete vederlo qui nella sua versione originale), e mi fa piacere ricondividerlo oggi nella sua traduzione italiana.

Quando ho scritto un post sul mio blog su quanto fosse diversa l’emergenza COVID per gli espatriati, molte cose non erano ancora accadute. Prima di tutto, mia madre era ancora viva. Dovevo ancora subire la tortura di sapere che aveva il COVID e che stava morendo da sola nella sua casa di cura. Non avevo ancora provato l’amarezza di ricevere la notizia della sua morte tramite Whatsapp da mio fratello, che non ho potuto abbracciare. Non avevo mai attraversato qualcosa di così difficile mentre ero fisicamente separata dai miei figli, ognuno di loro piangendo la nonna da solo.

Mia madre è morta all’inizio di aprile e da lontano ho cercato di piangerla, di abituarmi all’idea che non c’è più e di accettare che se ne fosse andata in quel modo. Penso di essermela cavata abbastanza bene, ma mi è rimasta addosso una sensazione che sembrava diventare più forte e invadente di giorno in giorno: la fatica di dover far fronte all’incertezza su quando finalmente avrei potuto riabbracciare i miei cari.

COVID per gli espatriati

Foto ©CristinaBaldan

Questo è qualcosa che la stragrande maggioranza degli espatriati in tutto il mondo ha provato. Mai prima d’ora avevamo capito con tale chiarezza quanto possa essere difficile convivere con l’incertezza. Ci siamo sentiti nudi e privati ​​di controllo, e lo abbiamo fatto lontano da casa.

Man mano che cresceva la necessità di essere vicino ai nostri cari, diventava sempre più difficile sopportare l’idea di non sapere quando i confini si sarebbero riaperti e i trasporti sarebbero ripresi. Eppure, sapevamo che un giorno sarebbe successo.

Per la stragrande maggioranza di noi era davvero solo una questione di tempo. I miei 31 anni di vita all’estero mi hanno ripetutamente dimostrato quanto sono privilegiata. Più sono entrata in contatto con dure realtà di cui non ero a conoscenza mentre vivevo nel mio mondo occidentale protetto, più ho capito quanto fosse vasta l’ampiezza del mio privilegio.

Con il tempo, mi sono impegnata a confrontare le mie situazioni di vita con quelle dei meno fortunati che ho incontrato così spesso durante la mia vita mobile. Ed è quello che sto facendo durante questa emergenza COVID-19. Continuo a pensare che faccio ancora parte di quella fortunata minoranza che ha il privilegio di affrontare il dolore e l’incertezza causati dal virus con un tetto sopra la testa, cibo sui fornelli e buoni collegamenti con il mondo esterno. Per lo più, però, so che nessuno mi costringerà a lasciare il mio paese d’origine a tempo indeterminato.

Come tutti, credo, ho pensato molto a quello che avrei potuto imparare da questa situazione insolita (avere la possibilità di riflettere è un privilegio in sé). Credo che subire l’isolamento forzato dai nostri paesi e dai nostri cari sia un’ottima occasione per metterci nei panni di quei rifugiati a cui non sarà mai permesso di tornare nei loro paesi, sia per ragioni politiche che economiche.

Sappiamo che il vantaggio della nostra vita all’estero è che possiamo sperimentare direttamente cose che non avremmo mai conosciuto se fossimo rimasti a casa. Questo ci aiuta a capire cosa provano gli altri quando attraversano uno shock culturale e quando devono adattarsi a una realtà diversa.

Essere espatriati durante l’emergenza COVID-19 ci ha anche insegnato qualcos’altro. Ci ha fatto sentire cosa significa essere separati con la forza dai paesi e dalle persone che amiamo, e gestire le perdite più dure da lontano. Ci ha fatto sperimentare l’impotenza in un modo nuovo, dandoci la possibilità di provare una più forte empatia per così tante persone nel mondo che fuggono dalla guerra, dalla violenza e dalla miseria.

Ho programmato di tornare in Italia venerdì prossimo. Sabato prossimo abbraccerò i miei fratelli. Entro martedì 16 avrò i miei due figli e mio genero con me sotto lo stesso tetto. Ogni volta che penso a quel momento, mi sento così sopraffatta dalla gioia che non riesco a controllare le lacrime. Vorrei solo che ogni persona sul pianeta potesse avere le stesse possibilità che ho io. Spero davvero che questo COVID-19 abbia lasciato a tutte delle lezioni importanti, che contribuiranno a rendere il mondo un posto migliore per tutti.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Giugno 2020
Foto ©CristinaBaldan
Tradotto dall’inglese da Claudiaexpat

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