Home > Arte e Cultura > Musica > Dalla musica al cuore e ritorno: la storia di Laura Hassler

Laura Hassler è la fondatrice di Musicians Without Borders (Musicisti senza Frontiere), ma non solo, naturalmente. Ho avuto il privilegio di parlarle via zoom per un’intervista che mi ha riempito d’ispirazione (versione originale inglese qui).

Se quest’intervista vi toccherà quanto ha toccato me (e ne sono sicura), per favore considerate di fare una donazione a Musicians Without Borders, per aiutarli a continuare il loro favoloso e importante lavoro. Potete farlo attraverso il loro sito web, qui.

 

Laura è nata e cresciuta a New York. I suoi genitori erano attivisti per la pace, e avevano creato una comunità di vita cooperativa fuori città, che favoriva un’atmosfera interreligiosa e interrazziale.

Laura ricorda di essere cresciuta come una sorta di espatriata, tra famiglie di provenienza mista, artisti, attivisti, musicisti e in continuo contatto con la diversità. La musica era un elemento costante nella sua vita. Tutti i musicisti della comunità dedicavano del tempo ad insegnare la musica ai bambini. È anche cresciuta ascoltando storie sui movimenti di difesa dei diritti civili e anti-apartheid e su come la musica unisse le persone nella lotta comune verso il cambiamento sociale.

L’attivismo per la giustizia sociale e la musica sono sempre state intrecciate nella sua vita. Da quando ricorda, Laura era costantemente alla ricerca di modi per usare la musica come un mezzo per connettere le persone.

Dopo l’università si è trasferita a Parigi per lavorare per l’organizzazione di Thich Nhat Hanh, in quella che lei definisce una missione come “spia per la pace” in Vietnam. Tornata negli States si è sposata e ha avuto dei figli, ma il suo centro d’interesse e suoi genitori (che nel frattempo si erano trasferiti in Spagna per creare l’ennesima comunità) erano rimasti in Europa. Era più interessata al lavoro internazionale che a lavorare negli Stati Uniti e non voleva crescere i bambini nella cultura americana, che considera una cultura violenta.

Quando si è presentata la possibilità di trasferirsi in Olanda per lavoro, lei e suo marito l’hanno colta al volo. Il matrimonio è finito tre anni dopo il trasferimento e Laura è tornata alla sua carriera musicale. Dall’insegnamento della chitarra, è passata alla costituzione di gruppi di canto e poi alla direzione di cori. Ha fondato il primo coro internazionale femminile dei Paesi Bassi, che ha diretto per vent’anni. Quando è ‘andata in pensione’, il gruppo era composto da 28 donne di 21 culture. Il coro esiste ancora oggi, condivide musica e fa concerti.

Laura era sempre stata molto attratta dalla musica di altre culture. Negli anni ’90 aveva istituito una World Music School nella sua città ospitante per fornire uno spazio alla musica di culture non occidentali. Anni prima, quando aveva scoperto la musica dei Balcani, era rimasta sbalordita dai tanti incroci che la compongono. Amava il modo in cui è stata plasmata dalle influenze turche, arabe, dell’Europa occidentale e orientale che si sono fuse con ritmi, armonie e ornamenti vocali diversi dall’Oriente.

Mentre la sua pratica musicale olandese cresceva, Laura riuniva un piccolo gruppo di donne, che potevano cantare nel modo in cui cantavano le donne balcaniche, producendo un suono molto forte dal petto, particolare di quella regione. Quando negli anni ’90 scoppiò la guerra nei Balcani, cantare quella musica mentre veniva compiuta la distruzione dell’intera area faceva un effetto molto strano. C’è stata, tuttavia, un’occasione in cui le è sembrato assolutamente giusto.

Laura era diventata una nota direttrice di coro nella sua città ed era spesso invitata a produrre concerti. Nel 1999, al culmine della guerra in Kosovo, le fu chiesto di organizzare un concerto commemorativo della seconda guerra mondiale, il 4 maggio. Decise di fare un concerto di musica balcanica, che avrebbe suonato canzoni popolari di persone che si erano opposte l’una all’altra nel corso della storia e dedicato a coloro che soffrivano delle guerre in corso. Sullo sfondo di telegiornali quotidiani di massacri, campi di concentramento e villaggi bombardati, un concerto di canzoni di gente comune, su ciò di cui tutti cantano, fu molto commovente per tutti. Alla fine ci fu un lungo silenzio, seguito da un’ovazione di venti minuti.

Laura identifica quello come il momento  in cui è nato Musicians Without Borders. Uno dei musicisti ha suggerito a Laura di “portare questo concerto in Kosovo per fermare la guerra”. La cosa, ovviamente, non era realistica, ma le ha dato un’idea e ha iniziato a contattare persone, organizzazioni per la pace e musicisti, e a fare piani.  Pur non essendo Laura e i suoi amici e colleghi arrivati nei Balcani quell’estate, ne hanno portato la musica nei campi per i rifugiati del Kosovo in tutti i Paesi Bassi.

È stata un’esperienza fantastica e tutti, amici musicisti e rifugiati, hanno avuto idee meravigliose. Qualcuno ha fatto laboratori, un percussionista ha suonato la batteria con i bambini, altri musicisti hanno regalato violini, fisarmoniche e chitarre a musicisti che avevano perso i loro strumenti, piantando così il seme del Fondo Strumenti che va avanti da vent’anni, fornendo strumenti ai musicisti che li hanno persi a causa della guerra.

Sei mesi dopo erano in Bosnia per l’apertura di un asilo/dopo scuola. Il progetto, ora chiamato Musicians Without Borders, è cresciuto organicamente in questo modo. Durante i primi due anni ci sono stati molti scambi musicali, tour e concerti, fino a quando gli animatori si sono resi conto che quelle erano esperienze bellissime per chi era coinvolto, ma che non cambiavano granchè. Fu allora che un’insegnante di musica che si era offerta volontaria a Srebrenica disse che voleva iniziare un programma a lungo termine: quello fu l’inizio del vero lavoro ad ampio respiro di Musicians Without Borders e il suo cambio di focus verso lo sviluppo di capacità, la formazione e la collaborazione con musicisti e organizzazioni locali. Nelle parole di Laura:

Avevamo una visione dei musicisti come attivisti per la pace. Volevamo usare la qualità della musica che tocca le persone in modi diversi rispetto al linguaggio. Volevamo impegnarci con quella qualità per dare un diverso tipo di contributo alla costruzione della pace rispetto a quello che altre organizzazioni possono fare”.

Alla parola empatia, chiedo a Laura di elaborare. C’è un’esperienza fisica di empatia attraverso la musica“, dice. Ogni musicista sa che succede qualcosa quando fai musica insieme a qualcun altro, è una connessione che si crea, e credo che quella connessione si basi sul fatto che tutti gli esseri umani hanno la capacità per la musica nei loro corpi. Quello che succede quando fai musica è che il tuo corpo e la tua mente riconoscono questa cosa comunemente condivisa, o che siamo comuni, che condividiamo. E’ il potere della musica. C’è qualcosa che fa la musica che ci permette di sentire la connessione con altri esseri umani”.

Grazie DI CUORE Laura per essere un essere umano così meraviglioso e per aver portato la musica nel nostro mondo!

 

Intervista raccolta da Claudia Landini
Novembre 2019
Tutte le foto ©MusiciansWithoutBorders
Tradotta dall’inglese da Claudiaexpat

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