Home > Asia > Emirati Arabi > Trasferimento ad Abu Dhabi: palazzi di cristallo e castelli di sabbia
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Antonella, antonellaa sui forum, è una carissima e attivissima amica di Expatclic. Durante il suo periodo in Malesia ci ha deliziato con articoli sul suo paese d’accoglienza e articoli di cultura generale. Adesso che si è trasferita ad Abu Dhabi, non manca di inviarci le sue prime impressioni sulla sua nuova “casa”. Con un sacco di informazioni pratiche che saranno sicuramente di utilità a chi si sposta da quelle parti. Grazie di cuore, Antonella !!!

 

Dopo tre mesi dal mio arrivo, si sta dipanando la nebbia dal mio cervello e cerco di riordinare le idee per raccontare di questo nuovo luogo.

Guardandosi intorno i primi giorni, l’ impressione è quella della crescita folle.

Cantieri di costruzione e demolizione ovunque, grattacieli che ambiscono al cielo, la fanno assomigliare apparentemente ad altre città – che ho visto – come Singapore e Kuala Lumpur, ma poi ti accorgi che c’è una presenza impalpabile e costante: la sabbia portata dal vento che si insinua ovunque, e che a volte crea una specie di nebbia, di velatura.

Questa presenza fa pensare che un giorno il deserto si riprenderà il suo spazio e che tutte le torri si sgretoleranno tornando sabbia mossa dal vento.

Cantieri, operai, fatica.

 

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Abu Dhabi è nata dalla sabbia e popolata da stranieri. Solo un terzo della popolazione è locale, due terzi appartengono al sub continente indiano, cioè Pakistan, India e Bangladesh senza contare filippini, indonesiani e il resto… i ricchi, cioè “western” occidentali.

Sto pensando che senza povertà, questi luoghi, Dubai compreso, non esisterebbero perché nessuno sarebbe disposto a lavorare a certe condizioni con un salario misero e un alloggio ancora peggio (vedi scheda pratica paese Emirati Arabi)
abu dhabi abu dhabiLa lingua ufficiale è l’arabo – sul lato destro – con l’immancabile traduzione inglese a fianco – sul lato sinistro -. Per chi non lo sapesse, l’arabo si scrive da destra verso sinistra tranne i numeri, quindi i libri cominciano dalla fine.

Arabo e inglese seguiti da tutte le varie lingue parlate del mondo, vista la varietà di presenze.

Ad esempio con il fisioterapista che si è occupato della mia spalla, parlavo in francese essendo lui parigino e sentire il suo inglese era per me una sofferenza nonché per me più facile parlare in francese.

Nella guida – che si trova localmente – Abu Dhabi edizioni Explorer (non abbiamo trovato nessuna Lonely Planet o altro) c’è scritto che per intendersi col tassista è meglio sapere un po’ di arabo del tipo direzioni e poco altro.

In realtà i tassisti arabi sono pochini, la maggioranza sono pakistani che si arrabattano tra qualche parola di arabo e un inglese incomprensibile.

Non vi sognate di fargli vedere una cartina o una mappa per indicargli il posto. Faranno finta di guardare, gettando uno sguardo distratto, ma poi telefoneranno al collega per farsi spiegare il posto perché ad Abu Dhabi le cartine stradali e geografiche sono come per noi i quadri di arte astratta.

Come se non bastasse, i nomi delle strade sono in pratica almeno tre per ognuna: il nome ufficiale, il numero della strada (tipo New York), il nome che gli dà la gente – anche questo può variare.

Ovviamente quello più usato tra i tre è l’ultimo e la domanda che ne consegue è come si impara il nome che gli da la gente?

La risposta è in base al tipo di negozio all’edificio più importante che c’è. Per esempio Electra street è chiamata così perché ci sono tutti i negozi di Elettricisti e Elettronica. Infatti la caratteristica di Abu Dhabi è che i negozi simili sono tutti raggruppati in una stessa zona o strada.

Di conseguenza anche gli indirizzi sono aleatori, la toponomastica è obsoleta se non inutile visto il ritmo di costruzione, distruzione e creazione di nuove strade ecc. I luoghi sono nuovi e le persone straniere, di conseguenza per spiegare dove si abita bisogna usare dei riferimenti visibili e riconoscibili da tutti, tipo il Mall, all’incrocio tra una strada e l’altra.

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Prima di partire, nel cercare informazioni, ci avevano detto che di questi tempi è quasi impossibile trovare casa ad Abu Dhabi a meno di non andare fuori città in villette in zone satellite dormitorio praticamente in mezzo al deserto. Oppure i prezzi in città triplicati o quadruplicati con un pessimo rapporto qualità prezzo.

Non aspettatevi finiture di qualità ad Abu Dhabi. Piove molto raramente ma le finestre non sono stagne e quindi da qualche parte filtra sempre l’acqua. A volte certi materiali da costruzione sono riciclati, le piastrelle sbrecciate e così via.
Per fortuna la ditta di mio marito aveva disponibili degli appartamenti in uno stabile appena costruito e così due giorni dopo il nostro arrivo siamo andati a vedere l’appartamento.

Inizialmente non ci spiegavamo come mai le indicazioni per l’ubicazione fossero così vaghe -una stampa orribile di google map con l’edificio indicato da una freccia – ovviamente nella suddetta stampa c’erano solo i nomi delle strade principali.

Dall’albergo abbiamo chiesto un taxi di una categoria precisa. Questo perché mio marito non può prendere un taxi qualsiasi, solo quelli con le cinture anche dietro – la sua ditta è molto rigorosa sulle norme di sicurezza, pena il licenziamento e di questi tempi…

Ad Abu Dhabi ci sono due categorie di taxi: quelli argentati, più nuovi e più sicuri, e quelli più pittoreschi bianchi e dorati. Questi ultimi costano la metà, ma non hanno le cinture nei sedili posteriori perché sono ricoperti – vista l’usura – e il conducente spesso ha l’aria abbastanza malandata. In compenso le decorazioni non mancano soprattutto sul cruscotto; velluti con perline, peluches, portafortuna, medaglioni con versetti del corano e altro.

 

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Ignari del luogo, non siamo riuscitia spiegare bene al tassista e così ci siamo fatti lasciare ad un incrocio e ci siamo arrangiati a identificare lo stabile. Per fortuna c’è andata bene.

Non parliamo poi di come spiegare l’indirizzo per le consegne, una volta fatto l’ordine dei mobili e degli elettrodomestici.

Se si vuole ricevere lettere o pacchi bisogna prendere una casella di posta all’ufficio postale e il mittente oltre al numero di suddetta casella dovrà scrivere anche il numero di telefono per far sì che il destinatario venga contattato quando arriva qualcosa.

Parentesi mobili e arredamento. La nostra salvezza è stata l’IKEA. Il gusto barocco siciliano dell’oro e dei velluti in confronto a quello locale è minimalista.

Il mio più grande dilemma osservando le vetrine dei negozi di arredamento è se i mobili di legno massiccio con pesanti modanature, rivestiti di sete e broccati e finiture d’oro vuole essere una imitazione dello stile regale Luigi XV oppure è la trasposizione riveduta e corretta e… molto ampliata di tappeti e cuscini nelle tende dei beduini.

Appena siamo arrivati – a gennaio – siamo andati in albergo, dove siamo rimasti circa un mesetto in attesa che l’appartamento fosse pronto. Durante questo mesetto ho cercato di ambientarmi guardandomi intorno.

In albergo ho usato l’accappatoio – bathrobe – dopo 16 giorni e ho trovato un ironico cartellino dove si informano i collezionisti di accappatoi che l’appropriazione indebita del bene verrà addebitata sul conto, dopo aver espresso apprezzamento per la scelta dell’oggetto.

Penso che la mania di prendere oggetti dall’albergo come souvenir sia molto diffusa.

Il 22 gennaio giornata impegnativa, dovevo andare all’ospedale pubblico a fare l’esame del sangue (test HIV) e la radiografia necessari per il visto di residenza e poi all’appartamento perché dovevano montare il parquet. L’ospedale pubblico ha due reparti separati per gli uomini e per le donne, il che dal mio punto di vista non è male. L’esperienza dell’ospedale è stata fantastica. A parte lo stupore di un mondo tutto femminile dalla guardia al tecnico delle apparecchiature e tutte con un fascino esotico, incedere elegante, occhi neri di Kajal e una gentilezza squisita, è stato tutto super veloce ed efficiente. Strumenti super tecnologici come quello della fotografia della retina per l’identificazione con una signora avvolta nell’abacà dal sorriso dolcissimo che ha pronunciato il mio nome in un modo bellissimo .

Quel giorno ho presoil taxi per la prima volta da sola, non so perché fino a quel momento non mi fidavo.

Appena arrivata prendere il taxi mi spaventava e avevo solo voglia di camminare.

Camminare, camminare? Sì, camminare ad Abu Dhabi si può fare benissimo nei mesi più freschi, (da settembre ad aprile) contrariamente a Dubai dove mi hanno detto è impossibile andare a piedi.
Camminare è come prendere contatto con la terra da esplorare, i rumori, gli odori, lo spazio, la gente. La temperatura mite e il vento fresco rendono piacevole la passeggiata. Dall’albergo in cui ci trovavamo mi sembrava di sentire l’odore del mare e così guardando bene l’ho visto e mi sono diretta verso la riva.

Abu Dhabi è un’isola collegata dalla terra ferma da ponti. Il lato sul mare è contornato da una magnifica passeggiata, La Corniche, dove si riversano tutti gli abitanti con biciclette pattini o semplicemente camminando. Dalla Corniche si arriva alla spiaggia pubblica, ingresso 5 dirhams con bagni e spogliatoi divisa in due parti per uomini soli e per famiglie. Il mare è bellissimo anche se dalla spiaggia pubblica la sabbia a riva è stranamente melmosa.

Poi ho provato anche l’autobus, che mi avevano detto molto conveniente e comodo. Fino alla fine di gennaio era gratuito, adesso si paga 1 dirham, non ci sono biglietti, tranne le carte abbonamento mensile, le monete vengono inserite all’ingresso in una scatola metallica di fianco all’autista. Nessuno fa il furbo e, cosa meravigliosa, gli otto posti a sedere davanti sono riservati alle donne e gli uomini se ne stanno pigiati sul retro.

Mangiare in albergo per un mese è estenuante anche se in qualche modo ho avuto la possibilità di assaggiare qualche specialità locale. Non abbiamo provato molti ristoranti perché – dopo tanti alberghi – eravamo desiderosi di mangiare a casa, l’unico che ci è piaciuto è il ristorante libanese, cucina araba con tanto di pippatina di narghilè – shisha- alla fine, compreso nel menù.

Anche ad Abu Dhabi ci sono le grandi Mallma ci sono anche i piccoli negozi. C’ è anche una simpatica catena di negozi, produttori locali associati, che si chiama Abu Dhabi Cooperative Society.

Si trova praticamente tutto, la disponibilità di frutta e verdura, latte e formaggi è abbastanza avaria e la verdura non ha l’aria afflitta che aveva a Labuan.

Data la componente multietnica di A. D. con una parte rilevante di asiatici, si trovano cibi di tutte le parti del mondo. Frutta e verdura vengono principalmente da Nord e Sud Africa e vicino Oriente.

Ho scoperto formaggi tipici, comuni a tutta l’area del Medio Oriente e Mediterraneo che include Grecia e Turchia. Dal Feta al Whitecheese. L’hommous è una salsa a base di ceci e yoghurt molto saporita che si usa per condire verdure fresche. Confesso di non aver ancora provato i mercati all’aperto, siamo andati solo a quello del pesce, molto ben organizzato, c’è una parte dedicata alla pulizia del pesce. Una volta acquistato, te lo fai pulire con poca spesa.

Per quanto riguarda sport, intrattenimenti , e attività culturali, ci sono i Club degli hotel con accesso- caro – alla spiaggia e il più conveniente nel rapporto qualità prezzo è il British Club detto piùf amiliarmente The Club. Al suo interno ha di tutto dal teatrino alla palestra alla biblioteca. Per visitarlo occorre essere invitati da un socio o chiedere l’appuntamento con la segreteria. Noi siamo interessati soprattutto all’ottima sezione di vela che ha a disposizione delle derive sportive. Il problema è che c’è una lunga lista di attesa, dicono almeno di un anno, e occorrono due soci che firmino la domanda di iscrizione.

Poic’è il Circolo Italiani, il Cicer, che fonda la sua attività – al momento -sul lavoro volontario di poche persone coordinate da una signora molto brava.

Non c’è bisogno di dire che le iniziative  italiane  sono sempre caratterizzate dall’impegno di pochi, con pochi mezzi  a confronto  con paesi come l’Inghilterra e la Francia.

Ci sono varie associazioni di donne che organizzano attività, coffee mornings, conversazioni di lingue, e anche gite. Per esempio WIAD (Women in Abu Dhabi). I gruppi di attività sono gratuiti e si paga solo la tessera annuale, mentre per il resto è prevista una quota di partecipazione.

La fondazione culturale è un’istituzione interessante ma in questo momento ha ridotto di molto le iniziative perché è in progetto il trasferimento a una nuova isola spaziale – artificiale in costruzione dove sorgeranno niente po’ po’ di meno che una sede del Louvre (tanto per rimanere in tema di Luigi XV) e una sede del museo Guggenheim. Il modellino di tale progetto mega galattico è visibile al Palazzo degli Emirati, altro luogo fantastico per lo sfarzo e la grandezza che contiene un grande hotel, un teatro auditorium- dove ha fatto il concerto di recente Andrea Bocelli – e uno spazio espositivo.

 

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Stando ad Abu Dhabi è come se avessi una finestra aperta su tutta la cultura del Medio Oriente, Iran, Iraq, Palestina, Giordania, Siria, Turchia, ma anche Kurdistan, Armeniaf ino ai confini conl’Asia attraverso il Pakistan, con le relative connessioni ai paesi del Mediterraneo. Ho sempre un po’ la percezione di questo flusso di cultura, solo qui, perché mi rendo conto che della vera cultura araba, delle mille facce dell’Islam, in Occidente si sa molto poco e quello che arriva è tutto distorto.

Quello che mi colpisce di questo luogo, è la diversità e la particolarità delle persone, uomini soprattutto, perché le donne sono molto meno e la maggioranza molto coperte.

Il clima, la luce, i colori, il modo in cui sono vestite le persone mi fa pensare di essere in un mondo di fiaba.

La settimana scorsa sono andata a una mostra di pittura alla fondazione culturale. Era presente uno degli artisti locali e ci siamo messi a parlare. Mi ha parlato dei grandi cambiamenti del paese, del tabù dell’immagine per l’Islam, della condizione attuale dell’Iraq, dell’antica Babilonia e di Gilgamesh, uno dei più importanti racconti mitologici del Medio Oriente, ancora più antico dell amitologia greca. Mi ha parlato ella Dea Ishtar che può essere sole e stella, che ogni anno muore e rinasce , così come l’Iraq che adesso è in declino, un giorno rinascerà.

 

Antonella
Abu Dhabi
Maggio 2009

 

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