Home > Europa > Svizzera > Ciao, Ginevra
ciao ginevra

Come sempre quando lascia un paese, Claudiaexpat le dedica qualche riga di commiato. Ecco dunque il suo Ciao, Ginevra.

 

Ciao Ginevra,

questo articolo sarebbe stato molto diverso se negli ultimi sabati che ho trascorso da te, tu non avessi riunito nelle tue strade 6,000 persone in appoggio alla Palestina. Sei stata una delle poche città in Svizzera che ha autorizzato questo tipo di manifestazione, e te ne sono profondamente grata.

 

 

Ecco, non avresti potuto salutarmi in modo migliore. Anzi, diciamocelo chiaramente, se non fosse successo questo, il mio tono di commiato sarebbe stato molto più asciutto. Perché vivere qui per me è stato, a tratti, duro. Non solo perché appena mi sono installata definitivamente nella tua bella Carouge, è arrivato il COVID che ci ha privati di tutte quelle cose che aspettavamo con tanta ansia – socializzare, andare al cinema, viaggiare per l’Europa, tornare spesso a Milano, dove ancora avevo una mamma da accudire. E non perché tu sia una brutta città, anzi. Sei molto bella, con la natura che ti riempie, il Monte Bianco imponente, abbagliante, che si specchia nel tuo lago d’acqua che cambia colore con il passare delle ore. Le tue passeggiate, il poter raggiungere il fiume letteralmente dietro l’angolo di casa, e i tuoi parchi splendidi.

 

ciao ginevra

Foto di Kathi Silva

 

È stata dura perché per la prima volta nel mio percorso d’espatriata, ho sentito che non appartenevo al luogo in cui vivevo. Non avevo niente in comune con te. L’ho raccontato bene qui, ma te lo dico di nuovo: io mi ero disabituata al benessere, all’abbondanza, alla noncuranza che viene dal non avere problemi economici. Ho vissuto la maggior parte della mia vita adulta in luoghi dove la gente – mediamente – faticava a tirar sera. La tua ricchezza l’ho sempre vissuta come uno schiaffo.

Su un piano più concreto, ho amato tante cose di te, e molto meno sono quelle che mi hanno infastidito. Mi mancherà tantissimo, ad esempio, la dimensione linguistica che sei riuscita a creare, e che mantieni viva, dando a ognuno lo spazio per esprimersi come più gli pare, senza discriminazioni, sguardi pesanti o altre manifestazioni così tipiche, ad esempio, in tante città italiane, di fronte a qualcosa di diverso. Da te si parla italiano, inglese, francese, portoghese, russo, etiope, arabo e moldavo, tutti insieme sul tram a urlare nella propria lingua nei telefonini, o a chiacchierare con amici e amiche al bar o per la strada.

Urlare, sì, perché tu, a differenza di città della tua vicina parte tedesca, sei un po’ fanfarona e in fondo non così ligia alle regole come ci piace pensare degli svizzeri. Alcune cose che succedono da te sarebbero impensabili a Zurigo o Basilea, ma tu scrolli le spalle e vai avanti, in un misto di allegria e indifferenza. Perché il tuo tessuto è talmente vasto e vario, che abbraccia tutto – il casinista, lo svizzero indignato, l’anziana che non si sente mai sola (come potrebbe, con l’assistenza a tutto tondo che dai ai tuoi cittadini?), il senzatetto furente e la studentessa pimpante.

Ecco, una cosa di cui ti do merito. Tante volte non mi sono sentita in Svizzera, vivendo da te, e meno male. Perché non so se ce l’avrei fatta. Tu invece, con il tuo pout-pourri linguistico, gastronomico e culturale, con i tuoi cinema spettacolari, il tuo “c’est compliqué”, sussurato a più riprese (perché quando le cose sono facili si sa che dobbiamo un po’ complicarcele, se no ci vengono i complessi), il tuo orgoglio misto alla protesta, più volte mi hai permesso di tirare il fiato, e di trovare un senso in un mondo di benessere del quale spesso fatico ad accettare i valori.

Di te mi sono piaciuti:

* il fatto di incontrare persone di tutte le nazionalità, amici e amiche nuove, passati e futuri (quante nuove amicizie ho stretto qui da te…di quelle che durano…);

* la tua offerta cinematografica – me la sono gustata fino in fondo, e mi mancherà, da impazzire, sedermi nel mio cinemino di quartiere e guardare le tue buffe pubblicità prima dell’inizio del film, sempre rigorosamente in lingua originale;

* il senso civico che si respira. I bambini a passeggio con le loro maestre, le persone anziane che si sentono sicure perché rispettate, la gentilezza, anche un po’ falsa, diciamocelo, ma alla fine poco importa, le chiacchiere che sgorgano così, quando meno te l’aspetti, e ti mettono di buon umore per il resto della giornata;

* il tuo essere città di frontiera, il poter andare nella vicina Francia quasi a piedi, vedere quanto a lei sei legata, ma anche orgogliosamente diversa;

* le tue piscine, spaziali, pulite, economicissime, dove ho passato ore di pura gioia;

* Carouge, il quartiere nel quale ho vissuto tre dei cinque anni trascorsi da te.

Non posso non salutare Carouge in particolare, perché in realtà la mia casa è stata qui. I primi tempi, quando andavo e venivo perché non c’erano certezze nel contratto di lavoro di mio marito, li ricordo come temporanei, sempre con quella sensazione di non volermi mai lasciare andare perché non sapevo se sarei rimasta. Gli appartamenti che ho abitato in quel periodo erano tutti mediamente tristi, mediamente anonimi. Ma poi è arrivata lei, Carouge. Con lo splendido sottotetto in cui ho vissuto alcuni dei momenti più duri della mia vita, e due padroni di casa tra i migliori che ci siano mai capitati.

Carouge bellissima, romantica, comoda, un villagetto con tutto quello che si può desiderare, atmosfera italiana anche nei bar che stanno aperti fino alle ore piccolissime per gli standard svizzeri. Carouge ricca di storia, accoglienza per i cattolici scacciati ai tempi della riforma, di cultura, di intimità. Carouge dove tutto è semplice, piccolo, a portata di mano. Dove passeggiare è sempre un grandissimo piacere.

Ti lascio così, più a destra di prima – che delusione – e a due passi da me. È la prima volta che chiudo la porta su un paese senza sentire il tipico strappo dell’addio. Ed è forse la prima volta nella mia vita di espatriata in cui, lo so già, non mi verrà voglia di tornare, salvo per rivedere le persone, adorate, che hanno animato la mia vita qui, e che comunque rivedrò sicuramente altrove.

Non prendertela, Ginevra, sono io che sono fatta così. Questi 34 anni di vita all’estero mi hanno insegnato che dove c’è povertà e fatica, si colgono i fiori più belli.

 

Claudia Landini
Toscana, Italia
Novembre 2023
Foto @ClaudiaLandini
(tranne dove diversamente specificato)

Già che sei qui ...

... possiamo chiederti di offrirci un caffe ? Scherziamo, naturalmente, ma fino a un certo punto. Come forse avrai notato, Expatclic non ha  pubblicità nè quote associative obbligatorie. Da 19 anni lavoriamo volontariamente per garantire dei contenuti e un'assistenza di qualità alle espatriate in tutto il mondo. Mantenere un sito di queste dimensioni, però, ha dei costi, che copriamo parzialmente autotassandoci e con donazioni spontanee di chi ci segue e apprezza da anni. Se tu potessi dare anche solo un piccolo contributo per coprire il resto, ti saremmo immensamente grate ♥ Puoi sostenerci con una donazione, anche se piccola. Grazie di cuore.
Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments