Home > Testimonianze > Un rimpatrio a metà: la storia di Ingrid
rimpatrio a metà

Quando abbiamo deciso di parlare del tema del rimpatrio, il mio pensiero è subito corso alla mia grandissima, storica amica Ingrid. L’ho conosciuta a Milano quando avevamo entrambe diciannove anni. Lei faceva la ragazza alla pari nell’appartamento sotto a quello del mio fidanzato. Amava l’Italia e stava studiando l’italiano.

Dopo il nostro primo incontro non ci siamo mai più lasciate. Anche quando lei ha finito il suo periodo come au pair, abbiamo continuato a vederci. A Milano, a Monaco, dove Ingrid si era trasferita per i suoi studi, ma anche in vacanza – a casa sua vicino a Francoforte, in Sicilia, ovunque ci fosse l’occasione di passare un po’ di tempo insieme.

Poi la vita mi ha portato all’estero, mentre lei s’installava a Milano, la città di cui si era innamorata e dove aveva trovato casa in tutti i sensi.

Ingrid è sempre venuta a trovarmi, in tutti i paesi nei quali ho vissuto.

Quando nel 2009 io ho lasciato il Perù, e sono rientrata temporaneamente a Milano, lei organizzava il suo ritorno definitivo in Germania. Nell’articolo che segue Ingrid ci spiega perché ha deciso di rientrare al suo paese d’origine, e come si è sentita e si sente tutt’ora, in questa sorta di “rimpatrio a metà”. Grazie, mein Schatz ❤️

Claudiaexpat

 

Ingrid e Claudiaexpat in Palestina nel 2010

Ho trascorso in Italia ventidue anni della mia vita, dall’87 al 2009. La decisione di rientrare in Germania è stata dettata sostanzialmente da ragioni professionali, alle quali si legavano anche questioni più profonde, di sicurezza personale, di prospettive future. Nel 2009 la crisi in Italia si sentiva ancora di più che in altri paesi europei. La libera professione (che mi aveva accompagnata per tutto il mio soggiorno italiano – sono coach di carriera, trainer e orientatrice) era particolarmente toccata. Non solo erano cambiati i ritmi del lavoro, ma le stesse modalità. Tutto era diventato in breve tempo molto più caotico, si andava al ribasso, non c’erano più garanzie di qualità, le relazioni con le aziende e gli enti con i quali avevo lavorato fino a quel momento non si basavano più sulla fiducia e la capacità professionale, ma su chi arrivava prima e veniva pagato meno.

Una situazione che mi faceva sentire molto vulnerabile. In quel momento della mia vita ero diventata single, dopo una dolorosa separazione, e di fronte alla precarietà del lavoro – ma anche personale, in quanto donna sola – ho scelto di rientrare in un quadro che mi garantisse più solidità finanziaria e professionale.

Ingrid con il figlio di Claudiaexpat in Honduras nel 2000

Ho scelto Monaco di Baviera, che non è la mia città natale, perché ci avevo vissuto in gioventù, quindi la conoscevo e avevo conservato qualche amicizia. Inoltre, è stato proprio lì che ho trovato subito lavoro, per un progetto del Comune di Monaco legato allo sviluppo della carriera e il ricollocamento di alcuni gruppi di cittadini.

Il cambiamento di vita è stato molto forte. Avevo sempre lavorato in piena autonomia e libertà, e mi trovavo all’improvviso inquadrata in una routine d’ufficio di otto ore al giorno, cinque giorni su sette. Lo shock più forte, tuttavia, è stato emotivo, e molto profondo. Se avessi potuto scegliere senza l’ansia della precarietà e dell’incertezza legata al basso reddito, sarei rimasta in Italia. Mi ci sono sempre trovata bene e continuano a mancarmi la modalità di gestire le relazioni, il clima e la filosofia di vita che mi ha avvolta per gran parte della mia età adulta. Per questo definisco il mio rientro in Germania come un rimpatrio a metà. Il mio cuore è rimasto in Italia.

Al ritorno ho avuto tutte le difficoltà classiche legate al fatto di aver perso anni di attualità e riferimenti culturali del mio paese. Molte delle cose che mi circondavano mi erano proprio incomprensibili. Io stessa risultavo piuttosto incomprensibile ai miei coetanei tedeschi, che dimenticavano facilmente che ero stata via, e che per anni mi ero immersa in un paese e una cultura diversi. Per me è stato un po’ come migrare, ma nel mio proprio paese.

rimpatrio a metà

Festeggiando i 50 anni con Claudiaexpat a Istanbul

Quello che mi ha aiutata fin da subito è stata la capacità di entrare in relazione con gli altri. Anche se difficoltoso, perché comunque si torna diverse da come si è partite, e quegli anni che ci hanno plasmate e formate gridano per essere riconosciuti, il cammino delle relazioni umane per me è stato l’unico in grado di dare un senso ai miei primi tempi al ritorno. Ho ritrovato una grande amica della gioventù, altro punto d’appoggio molto forte. E poi c’erano le passeggiate nella natura in piena libertà, perché come donne sole in Germania ci si sente parecchio più libere che in Italia.

Ecco, quest’aspetto culturale della “donna sola” ha giocato un ruolo importante nel mio riambientamento. In Germania la donna sola non è vista come una “poverina” da compatire. Ha un suo spazio rispettato, un ruolo, opportunità e vive una routine normale. Questo è stato un grande sollievo per me, insieme al sentirmi da subito più sicura dal punto di vista delle strutture sociali e la solidità del lavoro.

 

rimpatrio a metà

Alle Isole Eolie con Claudiaexpat nel 2015

Detto tutto questo, come dicevo prima, il mio è a tutt’oggi un rimpatrio a metà. Ci sono tantissime cose che nel mio cuore fanno pesare la bilancia dalla parte dell’Italia. Ad esempio, il ruolo delle relazioni, che in Germania è molto diverso. Il fatto di potersi affidare con fiducia alle strutture qui, fa sì che la dipendenza dalle relazioni umane sia meno marcata, meno preponderante. In Italia si osa di più a livello emotivo, perché si è abituati a gestire le relazioni nel quotidiano in maniera più profonda, più necessaria direi. Sono proprio due approcci diversi: il perfezionismo tedesco impedisce spesso di esprimere liberamente le emozioni che invece in Italia fluiscono e diventano parte integrante della vita sociale. Questo fa anche sì che venga data importanza al singolo in Italia: la persona con i suoi sentimenti prende spazio perché sente di essere importante. E tutte queste dinamiche forgiano le relazioni, e alla lunga chi, come me, ne viene contagiato, amplia il proprio modo di rapportarsi alle persone ma anche alla vita in termini generali.

Questi sono temi importanti, e che mi sono entrati dentro così profondamente da non poter essere silenziati. Di fatto mantengo un forte contatto con l’Italia, una vicinanza fisica ed emotiva che mi fa sentire come se corressi su due binari paralleli, uno è quello tedesco, della mia vita attuale, e l’altro è quello italiano, che percorro appena posso per ritrovare affetti forti, amicizie di anni e uno stile di vita che mi manca sempre.

Io vedo questi due binari in termini positivi, però. Penso che questa dualità sia una grandissima ricchezza, forse il vero regalo che l’esperienza di tutti questi anni di vita in Italia mi ha lasciato. Sono tornata, ma il mio rimpatrio a metà mi consente di continuare a sentirmi profondamente legata e in sintonia con l’Italia, mentre sviluppo altre sfere della mia vita, altrettanto importanti, nel paese in cui sono nata.

Ingrid
Monaco di Baviera, Germania
Agosto 2021
Foto ©ClaudiaLandini
tranne la principale, di Pixabay

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