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Claudiaexpat approfitta del topic del mese, Le nostre città d’accoglienza, per darci qualche consiglio dopo il suo week-end a Lisbona.

 

Lisbona, purtroppo, non è la mia città d’accoglienza. Purtroppo perchè mi ha stregata come raramente mi è successo con altre città al mondo. Così, subito. Appena salita sul taxi per raggiungere il nostro alloggio. E nei giorni successivi. Qui voglio condividere alcune delle cose che ho scoperto, anche se nel tempo limitato di un lungo week-end, su questa favolosa città.

Un punto personale ma che magari vi piace

Comincio dallo spiegarvi da dove penso sia nata una connessione così forte con la capitale del Portogallo. E questo non ha nulla a che fare con il trascorrere un week-end a Lisbona, ma mette l’accento su una particolarità di questa città che secondo me è importante. E cioè che ci si sente subito trasportati nell’atmosfera africana delle ex colonie portoghesi. C’è un numero non trascurabile di persone che si sono trasferite dal Mozambico, dall’Angola, dalla Guinea-Bissau e Capo Verde e São Tomé e Príncipe, che spesso mantengono la loro aura africana, anche nella dignità della povertà. Per me questo è stato un tuffo a capofitto nel passato. Mi sono rivista vivere e lavorare in Angola, e poi a Bissau con il mio primo bimbo, in un turbinio di volti, ricordi e profumi, che la lingua che mi circondava a Lisbona mi ha portato.

Ma non è solo l’atmosfera africana

L’altra cosa che mi ha colpito da subito – complice probabilmente anche il fatto che siamo finiti in un quartiere che non si può certo definire elegante e poco autentico, Mouraria – è che in questa città si respira anche povertà. Cosa c’è da gioire di questo, mi chiederete? Niente, in sè. Ma dopo mesi nell’ingessata Ginevra, dove anche i senzatetto hanno l’app per ricevere le donazioni, vedere un ambiente più vero, dove (presumo) la gente fa anche fatica, e la ricchezza non è l’unico status che si respira spostandosi nelle strade, è stato vivifico.

Un’atmosfera anni ’70

Ovviamente il mio giudizio è ristretto al tempo di un week-end a Lisbona, ma l’impressione che ho avuto è che in molte aree della vita comune la città sia un po’ come le nostre città italiane degli anni ’70. Alla stazione, ad esempio: l’architettura, la grafica degli schermi, gli spazi comuni conservano un gusto di passato. Molti negozi (escludendo quelli della parte più ricca e commerciale) sembrano essersi fermati a cinquanta anni fa. Anche i villaggi periferici conservano un’atmosfera un po’ imbozzolata in una sorta di saudade… E vi dirò che ho trovato tutto questo rilassante. Meno modernità, meno benessere, meno plasticità rispetto a quello a cui sono abituata, è stato sì un vero break.

Ma tutte queste sono impressioni legate al mio personale vissuto, mentre voi volete probabilmente sapere come muoversi, dove mangiare e cosa vedere a Lisbona. Beh, non ho belle notizie per voi. Nel senso che in rete si trovano già talmente tante notizie dettagliate, precise e complete, che non voglio certo aggiungermi a un coro già esauriente di suo. Tutti i siti vi diranno di visitare Belém, di mangiare i pastel de nata al Mantegaria in Rua Loreto, di prendere (se riuscite) il tram 28 e di lasciarvi incantare dagli scorci di Alfama. Tutto vero, quindi passo a dirvi cose che non ho necessariamente trovato in altri siti.

Mouraria, il quartiere del Fado

Io avevo l’alloggio lì, non vi dico, una topaia sporca e soffocante su una via strettissima e perennemente rumorosa. Ma non posso negare che il tutto aveva un certo fascino. Si affacciava sulla via del Fado, dove sui muri di queste case vecchie, basse e colorate, sono affisse le fotografie dei principali fadisti e la loro storia. E’ un quartiere multiculturale, sporco, sempre affaccendato, dove si trova un ristorante che vi raccomando davvero, ma questo ve lo dico sotto. Potete prendere la strada dalla piazza Martin Moniz, dove tra l’altro c’è il punto di partenza del famoso tram 28. E già che ci sono vi dico – e non è certo una novità – che le code per salire sul famosissimo tram sono insopportabilmente (per me) lunghe. Se proprio non volete fare a meno del tour sul 28, il mio consiglio è di prenderlo al mattino davvero presto, oppure di salirci qualche fermata più avanti. Io non ho fatto il tour, ma ho ammirato il tram in tutte le salse mentre giravo per la città.

Per le appassionate di libri

A Lisbona c’è la libreria più vecchia del mondo. Si chiama Bertrand Bookshop ed è a Chiado. Di antico, però, non ha granchè, e vi consiglio invece di visitare una libreria che trovate sulla destra andando da Bertrand verso la famosa piazza dove trovate la statua di Fernando Pessoa (quindi restiamo in tema di libri). Non mi sono segnata il nome di questa libreria, ma non potete perderla perchè è zeppa di libri usati, molto carina davvero. Se poi volete posare di fianco a Fernando, potete approfittarne per farvi un cafezinho al Café a Brasileira, dove l’artista amava intrattenersi. Un posto molto bello, un tuffo nel passato.

Ma parlando di librerie, e se davvero siete appassionate, non potete perdervi Ler Devagar, che è entrata di diritto in non so più quale classifica delle dieci librerie più belle del mondo. Si trova in un ex complesso industriale ristrutturato, dove han fatto la classica cosa che potete trovare in tante altre città europee – stand radical chic, prodotti biologici, atmosfera alternativa, musica, e oggettini fancy fancy. Il posto in sè non ha nulla di particolarmente attrattivo, ma la libreria vale davvero una visita. E’ molto vicina a Belém, dove andrete sicuramente per visitare il Monasterio de los Jeronimos (veramente stupendo!), la torre e a mangiare il Pastel de Belém, l’unico, originale e in assoluto più buono (non lo dico io, che non ho avuto tempo di provarne molti, lo dicono tutti), che vi consiglio caldamente.

Chiudo il capitolo sui libri con un cenno alla Fondazione José Saramago. Non è la casa in cui lo scrittore ha vissuto, ma contiene una raccolta vastissima dei suoi libri e alcuni mobili del suo ufficio, compresa la macchina da scrivere sui cui ha scritto i suoi più famosi romanzi. E’ un posto molto bello, ma se non siete fan di Saramago, probabilmente non vi scuoterà granché. E’ comunque carina la piazzetta antistante alla fondazione, dove si trova un ulivo sotto al quale sono conservate le ceneri del grande scrittore.

Le mie raccomandazioni per mangiare a Lisbona

week-end a lisbonaCon tutto il camminare che si fa a Lisbona (mi raccomando, scarpe davvero comode e cercate di affrontarla un po’ riposate perchè è tutto un su e giù, e ci vuole energia), mangiare diventa ancora più importante. Devo dire di aver mangiato bene ovunque, ma tre posti mi sento davvero di raccomandarveli caldamente:

DAMAS, Rua da Voz de Opérario 60. E’ una sorta di centro sociale (quelli dei miei tempi), un po’ scassato e a cui non dareste probabilmente una lira se non ve lo raccomandassi io 😅) ma vi assicuro che è un’esperienza davvero simpatica e intensa. Il menù è scritto sulle piastrelle di fianco alla cucina, il posto è diviso in tanti locali, alcuni scalcagnati e con scritte di generazioni di portoghesi in tutte le salse, la cucina è a vista, i camerieri o cameriere veramente simpatici e disponibili, e si mangia troppo troppo bene. Vi raccomando calorosamente la Sopa de peixe fria, una delizia veramente, e assolutamente il Peixe porco con arroz de limão;

AS BIFANAS DO AFONSO, Rua da Madalena 146; un bugigattolo dove preparano le migliori bifanas di Lisbona, parola di mio figlio che le ha provate tutte. E a giudicare dalla coda che c’è sempre, e dalla delizia che ho assaggiato quando sono riuscita ad arrivarne a capo, direi proprio che ha ragione. La Bifana è un classico panino portoghese, stile michetta, farcito con carne di maiale cotta per ore nella birra o nel vino. Una delizia veramente, se mangiate carne. Tra l’altro proprio a due passi da lì c’è una deliziosa piazzetta chiamata Paginario, con jacarande, panchine dove la gente legge e una parete tappezzata di pagine di libri.

week-end a lisbona

ZE DE MOURAIRA, Rua João do Outeiro 24. Questo ristorantino in pieno quartiere del Fado è piccolo e caotico, ma fa un bacalhao meraviglioso! Cucina casalinga e atmosfera molto vera. Super consigliato pure lui.

Per muoversi a Lisbona

I taxi non sono per niente cari rispetto agli standard di altre grandi città europee. Abbiamo pagato 13 euro dall’aeroporto a Mouraira. Gli Uber e i Bolt sono ancora meno cari, e molto affidabili.

Concludo con una nota di folklore (si fa per dire). Come ha affermato allegramente uno dei nostri taxisti, i portoghesi amano le code! Io non penso che le amino, ma una cosa è certa: preparatevi a stare in coda. La buona notizia, però, è che in genere si va abbastanza veloci. Fare i biglietti per i vari luoghi online non garantisce di saltare la coda, ma a volte vi fa risparmiare il doppio passaggio biglietteria prima, coda poi. Non perdetevi d’animo, e approfittatene per guardarvi intorno, o per scambiare due chiacchiere con chi vi sta davanti o dietro (la mia attività preferita).

Se avete bisogno di sapere qualcosa che ho omesso e che magari so, scrivetemi pure.

Buoni viaggi!

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Giugno 2006
Foto ©ClaudiaLandini

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