Home > Africa > Egitto > Espatrio in Egitto e in Marocco: l’esperienza di Laura
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Laura è una donna italiana che lavora a Rabat con un’organizzazione internazionale di cooperazione allo sviluppo dopo un’esperienza di quattro anni di espatrio in Egitto. Claudiaexpat l’ha raggiunta telefonicamente per intervistarla sulla sua lunga esperienza in questi due paesi. Grazie Laura, per il tempo che ci hai dedicato!

 

Hai lavorato quattro anni in espatrio in Egitto e da quattro sei a Rabat, in Marocco. Vuoi spiegarci cosa ti ha portato per periodi così lunghi in paesi così interessanti?

Sono andata a lavorare in Egitto con un contratto iniziale di tre mesi con la mia organizzazione. Mi ero laureata in scienze politiche a indirizzo internazionale con specializzazione sul Medio Oriente, e anche il master in antropologia che ho fatto a Londra era centrato sul Medio Oriente. Quindi potermi recare in Egitto è stata per me una cosa molto bella e importante perchè in questo modo tutto quanto avevo studiato prendeva una forma concreta.

espatrio in egittoL’esperienza di espatrio in Egitto è stata molto bella e interessante, ho anche avuto una storia amorosa con un ragazzo egiziano, che mi ha aiutata a capire meglio certe cose e ad avvicinarmi ancora di più ad altre.

Devo dire però che allo scadere dei quattro anni ero piuttosto stanca e lasciare il paese non mi è costato, anzi, appena mi si è presentata un’opportunità lavorativa altrove l’ho presa al balzo.

Va detto che dal mio arrivo in Egitto ho visto l’accentuarsi di alcune dinamiche piuttosto pesanti, soprattutto quelle legate alle pratiche religiose, che erano anche piuttosto invasive. Il Cairo inoltre è una città affascinante ma anche molto caotica, c’è tanto traffico e inquinamento, quindi viverci può anche risultare pesante.

Sei quindi passata dall’Egitto al Marocco?

Sì. Conoscevo già il Marocco perchè ci avevo lavorato brevemente in passato per conto di una ong italiana, anche se in un contesto completamente differente, cioè in un paesino isolato tra le montagne del medio atlante marocchino. Rabat all’apparenza è completamente un altro mondo, un ambiente molto provinciale, è la città in cui abita il re e dunque tutto è pulito, perfetto. Io mi ci trovo benissimo, mi piace il mio lavoro, mi trovo bene con la piccola equipe che ha montato un ufficio che non esisteva prima, e anche la mia vita al di là del lavoro mi piace molto. Anche se devo ammettere che non è sempre facile lavorare qui. Per la natura del mio lavoro io sono in contatto con vari ministeri e autorità pubbliche, e per quanto mentalmente avanzati (hanno un grande senso critico e analitico) per altri versi risultano un po’ rigidi.

espatrio in egitto

Comunque mi viene da sorridere quando la gente pensa che vivere qui sia un espatrio duro. Personalmente penso che il fatto di essere espatriata mi permette di vivere in maniera molto più agiata di quanto non farei magari in Europa. Sicuramente a livelli più alti di molte persone del posto.

Immagino che il fatto di essere donna in un contesto lavorativo in cui hai un certo peso non sia sempre una passeggiata. Come l’hai vissuto nel tuo espatrio in Egitto e come lo vivi ora in Marocco?

E’ decisamente una situazione che vivo profondamente, anche se cerco di negarmela. Ovvero, vorrei dirmi che certe cose non succedono solo perchè sono donna. E invece purtroppo è vero, mi è successo in Egitto e mi succede qui, essere una donna, e non solo donna, ma anche giovane, in questo ambito lavorativo non è visto di buon occhio. Capita spesso, ad esempio, che partner e colleghi locali tendano a voler sempre confermare quello che dico io con il mio collega uomo, ci sono stati vari episodi in cui ho constatato che essere donna non aiuta, non aiuta l’integrazione nè i rapporti sul lavoro.

Mentre ero in espatrio in Egitto ho lavorato molto anche in Yemen, avevamo un progetto che mi permetteva di andarci spesso, e lì la situazione era catastrofica, le donne erano considerate molto poco in pubblico. Ho trovato tutto molto difficile, ci sono tantissimi contesti in cui tutto è solo maschile, ancora più difficile che in Egitto o in Marocco, sotto questo punto di vista. A onor del vero devo però dire che io non ho mai avuto esperienze lavorative in Italia a parte quattro mesi a Roma, e quindi non so quali siano le dinamiche in Italia verso le donne in carriera. Non ho parametri di confronto.

Come ti trovi invece con le donne? Come sono? Come sei vista da loro?

Le donne qui sono estremamente attive, molto in gamba, si fanno sentire, sono abituate a sgomitare per farsi spazio altrimenti vengono ignorate, perchè la mentalità generale è di dare precedenza all’uomo.

espatrio in egittoMi trovo molto bene con le donne marocchine in generale. Va detto che la persone qui sono molto accoglienti, hanno un profondo rispetto verso l’ospite in tutti i sensi, e un grande orgoglio nel mostrare le bellezze del loro paese, e questo aiuta molto nei rapporti umani. Inoltre a differenza dell’Egitto qui in Marocco, sicuramente grazie alla vicinanza con l’Europa, hanno molta più cultura europea, c’è distinzione tra italiani, francesi etc., mentre in Egitto operano una generalizzazione abbastanza estrema su tutto ciò che è “altro”.

Per me ci sono tante cose difficili da capire, soprattutto nel modo in cui viene vissuto il rapporto con l’altro sesso. In alcuni ambienti qui resistono delle dinamiche molto antiche, come la scelta obbligata del partner, il peso delle considerazioni famigliari sui rapporti sociali, dinamiche a me sconosciute, ma che evito di analizzare a fondo, preferisco prenderle come un dato di fatto.

Parliamo del rispetto di certe tradizioni che non condividi necessariamente. E’ sicuramente più facile espatriare in contesti più occidentalizzati, dove il peso delle tradizioni va perdendosi, che non in paesi retti da osservanze religiose molto forti. Amalgamarsi in realtà dove ad esempio i rapporti con le donne sono molto differenti da quelli della tua cultura d’origine rappresenta una grande sfida. Eppure è necessario e doveroso. Come hai vissuto tutto ciò?

Chiaramente è molto importante mostrare sempre rispetto verso le tradizioni e i modi di fare del paese che ti ospita. Dopo l’11 settembre ho l’impressione che i paesi islamici abbiano molta più volontà e bisogno di difendersi dall’attacco generalizzato che si è prodotto in buona parte del mondo occidentale dopo l’attentato. Personalmente non mi è risultato difficile adattarmi a questi paesi, ci sono delle piccole accortezze da seguire che fanno parte di una normale integrazione che chi espatria mette in pratica ovunque. Sicuramente tutto è più pesante durante il Ramadan, per una mentalità occidentale può risultare difficile accettare il fatto di perdere un mese di lavoro all’anno. Altra cosa diametralmente opposta alla nostra cultura è il darsi la mano. Mi è costato un po’ di fatica ricordarmi di non dare la mano agli uomini. Ma ci si abitua senza troppi problemi, basta interiorizzarlo.

Accenni abbastanza spesso alle differenze tra Egitto e Marocco. In cosa li hai trovati differenti?

Per generalizzare direi che il Marocco è molto più laico dell’Egitto, dove invece il peso della religione e la pressione della società sono molto più forti. Qui in Marocco il clima è più libero. Per la prima volta dopo lunghi anni mi sono trovata in contatto con persone che non facevano il Ramadan, che mangiavano in pubblico senza suscitare scandalo. Altra cosa che in Egitto ha ancora molto peso è l’aspetto nel vestirsi: bisogna stare attente a non girare scoperte, niente vestiti attillati, mentre qui, soprattutto nella capitale, il clima è più libero. Le marocchine sono molto attente alle mode europee, ma ripeto, sicuramente la vicinanza all’Europa gioca molto. Poi naturalmente resta, come dappertutto al mondo, il divario tra il mondo rurale e il mondo urbano. Quando lavoravo a Khenifra la situazione non era certo così libera.

 

Intervista a cura di Claudia Landini (Claudiaexpat)
Marzo 2008

 

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