Home > Testimonianze > Parrucchiere in espatrio: la parola ai nostri capelli

Checché se ne dica, il parrucchiere resta una figura importante, per molti basilare, nella propria vita. E parliamo di donne quanto di uomini. Cosa succede quando si va a vivere all’estero e i nostri capelli crescono come selvaggi cespugli e dobbiamo trovare qualcuno che ci restituisca sembianze umane? Nel nostro viaggio alla ricerca del giusto parrucchiere in espatrio, nei tanti paesi in cui abbiamo vissuto, ci siamo imbattute in esperienze umane e culturali davvero degne di nota. Perché, come in tutti i campi, dietro la forbice che ci aggiusta la crescita, c’è sempre un essere umano.
(Quasi tutto) il team di Expatclic racconta le sue esperienze nel trovare (e mantenere!) un parrucchiere in espatrio.

ps: quest’articolo è stato scritto talmente tanto tempo fa, che contiene le testimonianze di donne che facevano parte dell’equipe all’epoca, e che nel frattempo l’hanno lasciata. Le abbiamo tenute tra noi in loro onore e in onore dei loro capelliexpat!

 

Aleexpat
Carolexpat
Claudiaexpat
Deborahexpat
Mociexpat
Sandra
Valentina
Venusiaexpat

Aleexpat

Il parrucchiere nella mia famiglia è una istituzione, come il medico di famiglia.

Mia mamma ci va ancora tutte le settimane. “Fare la piega” ed avere i capelli in ordine è una priorità e il mitico Franco, nei passati quaranta e passa anni, ha svolto questo ruolo in maniera eccellente. Ovviamente anche io ne sono rimasta contagiata e, spinta da mia madre, ho sempre frequentato il parrucchiere con una certa regolarità.

Poi da Franco è arrivata Mada, una ragazza e poi amica con cui ho subito allacciato un rapporto di estrema complicità. Allora avevo vent’anni e le visite dal parrucchiere divennero chiacchierate confidenziali, ma non solo. Entrambe, dopo il lavoro, frequentavamo le stesse lezioni d’arte tenute allora dal famoso Mario Tapia, un incredibile e affascinante pittore cileno le cui opere sono tuttora riconosciute a livello internazionale. Mada amava i colori e trattava i capelli delle signore con la stessa passione con cui dipingeva. I miei capelli avevano sempre colpi di sole perfetti, caldi, naturali e luminosi.

Quando mi trasferii a Schiedam, in Olanda, e poi a Sharjah, non ebbi mai il coraggio di avvicinarmi ad alcun parrucchiere. L’avrei sentito come un tradimento nei confronti di Mada e così, seppur un po’ in disordine, mi gestivo la chioma fino al rientro in Italia. Ma allora i miei rientri erano abbastanza frequenti.

Una volta approdata a Perth, la situazione è cambiata. Necessitavo davvero di un parrucchiere. Mi sono subito accorta dei prezzi altissimi e del perchè continuavo a vedere gente che usciva dai saloni con i capelli bagnati (orrore!!!). Quando si prenota è normale ricevere un preventivo…per non svenire alla fine.

Dopo alcune ricerche mi sono buttata e ovviamente ne ho sperimentate di tutte: dal biondo (non richiesto) alla Marylin al rosso di Jessica Rabbit, dal salone dei centri commerciali a quello posh del centro dove ti offrono champagne mentre aspetti.

Alla fine, grazie ad una amica i cui capelli mi sembravano ben fatti, ho incontrato Natalie e ho capito di essere approdata nel posto giusto. Dopo una breve chiacchierata su come volevo i capelli e quale colore di colpi di sole avrei preferito (very natural, pleeeease) lei ha preso la tavolozza delle tinte e ha incominciato a parlarmi di warm texture, caramel nuance….come se stesse parlando di un quadro. Natalie, ho scoperto poi, ha un amore per l’arte, mi ricorda la mia amata Mada. E mi sono sentita a casa.

Carolexpat

La mia esperienza con il parrucchiere:

In Svizzera non c’è niente di speciale da segnalare rispetto al parrucchiere, se non il prezzo! Quando ero più giovane, durante le vacanze andavo a farmi tagliare i capelli in Italia…Dato che avevo tanti capelli e facevo la permanente sui capelli lunghi, la parrucchiera si scoraggiava perchè le portavo via un sacco di tempo, e soprattutto perchè doveva usare un secondo pacchetto di bigodini…mi diceva di chiamarla prima di andare!

In Pakistan non ci sono parrucchieri uomini per donne. Se ne occupano le donne, ma non esiste la figura solo della parrucchiera. I capelli vengono tagliati e trattati nei saloni di bellezza, insieme alla piega, al truco, le sopracciglia, l’hennè, la depilazione, etc.

Nelle grandi città e nei quartieri più agiati si trovano dei saloni all’europea con tutti i prodotti importati dal mondo occidentae e quindi meno interessanti.

Invece in un piccolo salone di quartiere lo stile è completamente diverso. Due stanze e un divano nella prima, muri dai colori vivi e musica stile Bollywood. Tre donne, di cui una parrucchiera dal trucco pesante e due assistenti.

Se si chiede unicamente un taglio, i capelli non vengono lavati, solo tagliati. La prima assistente li spazzola, la seconda ci spruzza dell’acqua e la parrucchiera li taglia in pochi minuti senza pettinarli nè asciugarli. Le assistenti chiacchierano degli affari loro e invitano le clienti a bere un tè al latte.

Per quanto riguarda i tagli, dato che la maggior parte delle donne porta i capelli lunghi, è abbastanza comune vederli scalati e con colpi di sole, mentre i capelli corti son rari. Le tinte sono tutte non naturali e l’hennè, o i derivati più naturali, sono utilizzati unicamente nei villaggi, le signore di città non amano del tutto tingere i capelli in modo naturale.

Claudiaexpat

Nella foto di testata dell’articolo mi vedete a Kathmandu, Nepal, nel 1988, durante quello che è stato il taglio di capelli che in vita mia mi ha soddisfatta di più. Vero, ero una sgarrupata venticinquenne, probabilmente adesso non mi metterei in mano al primo parrucchiere che trovo in una botteguccia 🙂

parrucchiere in espatrio

Mi sono sempre trovata meglio a farmi acconciare i capelli all’estero. Forse perché l’apparenza per me non ha mai avuto la stessa importanza che le attribuisce la società in cui sono cresciuta. Mi sono sempre sentita un po’ a disagio negli ambienti ovattati dei saloni di bellezza, dove tutto ruota intorno all’aspetto.

Andare dal parrucchiere in espatrio, invece, per me ha tutto un altro sapore che farlo nel Bel Paese. Qui ho avuto dei parrucchieri da cui andavo durante le pause estive, ma era un dovere più che un piacere, e per una serie di ragioni ho sempre cercato di trovare la giusta controparte nei paesi in cui vivevo.

Curiosamente in Africa non ho ricordi in questo senso. Forse ero più giovane, m’importava meno del mio aspetto, o mi accontentavo di un taglio alla buona quando rientravo in Italia.

I primi ricordi che ho sono di Maria, la parrucchiera honduregna con due polpacci che sembravano tronchi di pino, e che contrariamente a quanto la sua figura piazzata poteva far pensare, veleggiava leggiadra tra una cliente e l’altra dispensando consigli e correggendo l’opera delle sue addette. Da Maria ho imparato che il giusto colore dei colpi di sole può cambiare l’umore, e che è abitudine molto diffusa a tutte le latitudini dare una mancia al parrucchiere.

Lima è una grande metropoli, e ci ho messo un po’ a trovare la giusta persona. Quando ho trovato Erika, però, non l’ho più lasciata. Lavorava per una catena di saloni di bellezza che la spostava di tanto in tanto in qualche negozio diverso. Io la seguivo come un segugio. Erika era brava, simpatica, calorosa, e intelligente. Spesso faceva da interprete tra il mio stupore e le esternazioni limegne in fatto di acconciature per le feste de prom, le feste da quinzeañera e ogni altro tipo di festa (e vi assicuro che il festeggiamento in America Latina è parte preponderante della vita quotidiana. Per questo mi ci sono trovata così bene 🙂 Erika è passata alla storia per essere stata quella che ha tagliato i lunghissimi capelli del mio primo figlio, trasformandolo così nella persona che è oggi: uno splendido ragazzo con i capelli corti!

A Gerusalemme il parrucchiere non sfugge all’atmosfera generale del luogo e ai principali tratti caratteriali delle varie culture che abitano quel folle posto. Dopo aver provato una volta un parrucchiere a ovest della città, ho deciso che i sorrisi e il calore umano sono importanti quanto una piega ben fatta, e sono tornata alla vecchia abitudine di farmi tagliare i capelli solo al mio rientro italiano.

parrucchiere in espatrio

Questo fino a quando non ho trovato Top Hair (scritto con fantasia in una delle insegne, come vedete nella foto sopra) a Betlemme. Da Top Hair l’atmosfera era a dir poco informale. Non si sapeva mai cosa si sarebbe trovato, e addirittura, pur telefonando prima, non si aveva mai la certezza di trovare il posto aperto. Impossibile pianificare chi avrebbe tagliato i capelli, né quanto tempo sarebbe trascorso tra l’entrata al negozio e l’uscita con la chioma tagliata. Il proprietario però era un amore d’uomo. Si era formato in Italia, adorava parlare italiano, era bravo, e come tutti i palestinesi, aveva la sua dose di problemi che non esitava a condividere mentre domava le doppie punte. Per me era un piacere sostenere il suo negozio, oltre all’uscire da lì umanamente più ricca e con una bella testolina a posto.

Di Roberto a Jakarta ho già parlato qui. Per me Roberto è stato prima di tutto un amico, un approdo, una casa, un rifugio, un’occasione, un’avventura umana, e poi un fantastico parrucchiere che mi ha fatto dei tagli stupendi, e mi ha sempre saputo consigliare in modo professionale sulle decisioni da prendere rispetto alla mia chioma che invecchia. Credo che rimarrà per sempre IL parrucchiere in espatrio, e l’unico tra tutti con il quale non perderò mai i contatti.

Tornata in Italia, e successivamente installata in Svizzera, sto ancora digerendo lo shock del prezzo di un taglio nella moderna Ginevra. Per fortuna ho trovato una parrucchiera a Milano che non pettina le bambole :-)))), e con venti euro mi sistema il caschetto – e le tasche – per qualche mese!

Deborahexpat

Nella mia famiglia, chi va a caccia del parrucchiere appena arrivati in una città nuova è mio marito. Lui necessita di avere un taglio sempre ben fatto, andando in ufficio tutti i giorni.

Per quanto mi riguarda, anche se non vedo il parrucchiere per un po’ di tempo non succede nulla. Specialmente anni fa, quando avevo ancora i capelli lunghi.

Mi ricordo la nostra primissima parrucchiera in espatrio: una signora sposata ad un italiano (le coincidenze della vita). Erano i tempi di Berlusconi e del bunga-bunga e delle ennesime elezioni in Italia e le figlie di questa coppia, avendo passaporto anche italiano, chiedevano a me chi votare perché ovviamente non ne avevano un’idea. Ma sentivano molto parlare di questo Berlusconi, l’unico nome che si ricordavano tra tutti i politici in scena al momento…in cuor mio spero sempre che abbiano fatto la crocetta nel quadrato giusto sulla scheda elettorale!

Poi, a Zurigo, mio marito esce di casa ed entra nel primo negozio di parrucchiere che incontra lungo la strada e con il suo tedesco incerto chiede: ”Sprechen Sie English oder Italienisch?” E la risposta è stata “Sì’, parlo italiano”…altra fortunatissima coincidenza: Gabriele, pugliese, arrivato a Zurigo all’età di 7 anni, ma ancora attaccatissimo alla sua amata Puglia. Juventino sfegatato, offriva anche il caffè nelle tazze della Juve!

Ci piaceva molto andare da lui ed intrattenerci a fare chiacchiere. Unico neo: ci ha sempre promesso che ci avrebbe chiamato per una grigliata a casa sua, ma in quattro anni che siamo stati là le parole non si sono mai concretizzate in fatti. E poi eccoci di nuovo in Inghilterra, nuova città, nuova parrucchiera. Appena le dico che sono italiana mi confessa che ha visto il film il Padrino tantissime volte e che avrebbe voluto sposare un mafioso……io ho fatto la faccia da poker…ma dentro di me ho pensato: ”poveri noi…”

Mociexpat

Ahi, i parrucchieri! In realtà finchè ho avuto i capelli lunghi, il parrucchiere non è mai stato un grande problema nella mia vita. Non mi sono mai piaciuti i miei capelli, che, sebbene lisci, mi sono sempre parsi senza forma, che cascan male. Inoltre ho sempre avuto l’impressione che mi crescessero poco. Quindi al massimo quello che facevo, in passato, era di tagliarci le punte. Sì, magari ogni tanto mi lanciavo in qualche novità (ad esempio un taglio scalato), ma dato che non è mai interessato molto curarmi i capelli e non li asciugo mai quando li lavo, finivo sempre con una coda di cavallo o uno chignon mal fatto.

Quando sono andata a vivere a Panama, stanca del sopracitato chignon e con un caldo pazzesco, ho deciso di tagliarmeli corti. Non so perchè, ma li tagliai a Lima, da un parrucchiere che mi avevano raccomandato, che non conoscevo e il cui nome non scoprii mai.

Dopo questa volta, tornata a Panama, ho conosciuto il parrucchiere che ricordo con il più grande affetto, e da cui tornerei se decidessi di rifarmi lo stesso taglio corto. Si chiama Edgar, e mentre pensavo a questo articolo l’ho cercato in Facebook e continua a lavorare nel suo salone Zebra, a Panama, a pochi isolati da dove l’avevo lasciato.

Non è che si parlasse molto con Edgar, mi piaceva più che altro la sicurezza con la quale tagliava. Non misurava nè ci metteva ore, non ti riempiva la testa di forcine, faceva tutto in sequenza rapida e sempre con un risultato perfetto. Io sono un po’ come Claudia, i saloni di bellezza non sono mai stati posti in cui mi sentivo particolarmente a mio agio, dunque il suo modo di tagliare i capelli, così, veloce e sicuro, mi è sempre piaciuto e mi corrispondeva.

parrucchiere in espatrioI problemi cominciarono quando lasciai Panama per Budapest. Come sapete, i capelli corti van mantenuti tali per evitare che sembrino una lattuga. Non mi ricordo esattamente come sono sopravvissuta i primi mesi o forse anni in Ungheria (forse ho rimosso ogni ricordo per dimenticare pettinature degne di essere cancellate dalla faccia della storia). Probabilmente provando qui e là, cercando di mantenere grosso modo il taglio di Edgar. E’ stato solo dopo un paio d’anni che ho incontrato Istvan… non mi incantava come Edgar, ma uscivo sempre contenta da lui. Non abbiamo neanche sviluppato una relazione stretta, tra le differenze culturali e la distanza linguistica (il suo inglese non era molto buono e vi lascio immaginare il mio ungaro), ci limitavamo un buon rapporto professionale.

E’ stato a Budapest che ho deciso di farmi crescere i capelli di nuovo. Istvan mi ha aiutata nel processo tagliandomeli ogni tanto per evitare l’effetto lattuga. Da quando ho lasciato l’Ungheria, mi preoccupo di nuovo meno per i miei capelli, adesso mi interessa solo avere qualcuno che mi copra quelli bianchi con una tinta di qualità decente e che di tanto in tanto mi dia una spuntata. Di questo si incarica Liz.

Chissà come mi andrà con il prossimo parrucchiere in espatrio?

Sandra (ex Sandraexpat)

Diciamo che ho una passione per i parrucchieri! Ho iniziato qui a Gerusalemme a coltivare questo interesse e a fotografare i barbieri di città vecchia. I barbieri (e non i negozi per donne) hanno un fascino particolare, almeno per me. Hanno un aspetto culturale e sociale che trovo essere intrigante e interessante. E quindi li fotografo!

parrucchiere in espatrio

Ma passiamo alla relazione dei miei capelli con i/le parrucchieri/e…ne ho girati tantissimi! Fin da ragazza, insieme a mia sorella Laura (5 anni più grande di me) ho iniziato ad avere una particolare cura per la mia capigliatura. Diciamo anche che non erano proprio capelli facili: capelli ricci, voluminosi e difficili da gestire.

A metà anni ‘70, inizio ‘80 andavano di moda i capelli lisci e quindi noi, volendoci adeguare a quella tendenza, facevamo di tutto pur di averli dritti. Avete mai sentito parlare del “giro”? Forse no e non so nemmeno se è il nome originale di questa tecnica. Ve lo spiego: si andava a dormire con un bigodone, della misura più grande esistente in commercio, messo al centro della testa, in alto, e con l’aiuto di un pettine o spazzola, ci giravamo letteralmente intorno i capelli inumiditi, ruotandoli in un solo senso e poi fermandoli con delle mollette e contenendoli con una retina. La mattina ci svegliavamo et voilà, i capelli erano davvero lisci. Però, bastava un pò di umido o pioggia che i nostri sforzi e sofferenze notturne andavano a farsi friggere.

Devo dire che ci divertivamo un mondo! Era diventato un rito che condividevamo da brave sorelle, complici.

Ad un certo punto, una certa Dalila di Lazzaro, attrice italiana, lancia la moda dei capelli “selvaggi”…immaginate come ci siamo sentite sollevate io e Laura. Finalmente potevamo lasciare i nostri capelli al naturale, senza sentirci gli occhi addosso e quindi a disagio. Da allora non ho mai, dico mai più lisciato i miei capelli, andando contro tutte le mode e i gusti. Gli anni passano e ci si interessa di meno al look.

Da quel periodo in poi, ho iniziato ad andare più sovente dal parrucchiere perchè ho sostituito il capello liscio con il capello a colori ovvero ho iniziato a farmi i “colpi di luce” e questo è continuato per molti anni, considerando che era impossibile farlo a casa..

Poi, un giorno, fidanzata da poco con quello che sarebbe poi diventato mio marito (ormai ex), decido, senza avvisarlo, di trasformarmi da bionda a mora, anzi nera e compaio di fronte a lui con i capelli corti, sempre ricci ma a caschetto e neri…l’avevo lasciato il giorno prima bionda e con capelli lunghi, a metà schiena.

Non scorderò mai la sua espressione: muto, attaccato al mobile dei suoi dischi, che mi guarda, allibito…quasi spaventato. Avrà pensato ma questa che ha in testa?

Passato l’entusiasmo del cambiamento, mi rendo conto che non ho proprio nessuna caratteristica delle “more” e tento di ritornare al colore primario ma, purtroppo, mi rendo conto che dopo qualche lavaggio, il biondo che era sotto al nero, sta trasformandosi in verde. Per un certo periodo, i miei poveri capelli sono rimasti verdognoli. Trattarli in quel momento sarebbe stato deleterio. Dopo un certo periodo, sono ritornati castani. Da quel momento ho deciso che non mi sarei più fatta i colpi di luce e che sarei tornata ad essere la mia parrucchiera personale e che non avrei più speso soldi per gli esperimenti di qualche parrucchiere sprovveduto. Nel tempo, sono diventata rossa, mogano, castana, castana chiara….insomma ne ho viste di tutti i colori!

Specialmente in espatrio, la cura dei capelli è passata in secondo piano, anche per cause di forza maggiore. In Repubblica Centroafricana e in Ciad di parrucchieri nemmeno l’ombra quindi ho continuato a portarmi dall’Italia i miei tubi di color castano e, aiutata dal mio compagno, ormai esperto di tinte, mi sono sempre fatta il colore da sola.

Da qualche anno però, ho deciso di ritornare alla vecchia tradizione dei colpi di luce o meches o come altro volete chiamarle. Ad una certa età il biondo ringiovanisce, almeno così si dice e poi dopo un pò, con lo stesso colore mi annoio! A Gerusalemme i parrucchieri sono carissimi, più che in Italia, e quindi tento sempre di farmi i colpi di luce quando rientro a Carrara dove adesso, ho un parrucchiere fidato che sa quello che fa e che mai mi lascerebbe passare da bionda a mora a verde ramarro!

Rimpiango però la parrucchiera sotto casa di Milano. Una ragazza rumena che lavorava da poco nel negozio di una coppia milanese ma che ci metteva tutta l’anima e la passione per accontentarmi. Eravamo diventate amiche. Mi raccontava tutte le sue vicissitudini e io la ascoltavo con interesse e questo ci ha unite. Come trattava lei i miei capelli non l’ha fatto più nessuno! Ora ha aperto un negozio per conto suo, si è sposata e ha due bimbi. Sono molto felice per lei!

Valentina (ex Valeexpat)

Per me il parrucchiere è sempre stato importantissimo. Sarà che in gioventù ho amato sperimentare con tagli corti e asimmetrici, che mai mi convincevano fino in fondo, e ci sono voluti anni prima che trovassi il mio taglio. Così, quando ho finalmente trovato il mio parrucchiere, in grado di farmi il mio taglio, non l’ho più lasciato. Anche quando ho cominciato a lavorare a Milano, ho sempre continuato ad andare dal parrucchiere nella mia città natale, e ci sono voluti anni e anni di tentativi prima di trovarne uno che mi soddisfacesse nella città meneghina (e non è che ce ne siano pochi!).

Potete immaginare il panico quando ho deciso di trasferirmi a Singapore. Credo di aver letto fino alla centesima pagina dei risultati di Google alla ricerca del parrucchiere perfetto, della recensione perfetta. Peccato che, come spesso accade per questo genere di servizi, le persone preferiscano condividere esperienze disastrose rispetto a quelle ottime: online trovavo solo racconti terrificanti di parrucchieri incompetenti che avevano rovinato chiome per sempre, oppure di servizi decenti ma a prezzi esorbitanti. Ero così spaventata che avevo addirittura pensato di tornare al mio colore naturale (dopo più di 10 anni!) pur di non rischiare un’esperienza terribile.

parrucchiere in espatrio

Fortunatamente ho ascoltato i consigli di amici e parenti, ho tenuto i miei capelli rossi e mi sono imbarcata per Singapore colma di speranza.

Ho fatto bene, perché, in barba alle milioni di ricerche online che avevo effettuato, un giorno, camminando, mi sono imbattuta in una buffa insegna con disegni in stile manga, che indicava un salone giapponese poco più avanti.

Sono entrata ed è stato amore a prima vista: un salone senza pretese ma delizioso e allegro, in mano a simpaticissime ragazze giapponesi (ho poi scoperto che era la sede a Singapore di un famoso parrucchiere di Osaka). Nonostante la barriera linguistica, Molly ha capito perfettamente che colore volevo, nonché il taglio, e da allora non l’ho più lasciata.

Dopo due anni, il mese scorso ho fatto l’ultimo taglio e colore con Molly, che si è appena ri-trasferita ad Osaka per lavorare al nuovo salone. Mi ha giurato che sarò nelle ottime mani della sua collega Toko, ma non vi nascondo che un po’ di paura ce l’ho

Venusiaexpat

Io non sono una da parrucchiere. Ci vado una, massimo due volte l’anno, di solito quando rientro in Italia (sempre dallo stesso, che però adesso ha smesso, lasciandomi orfana, e si vede!), anche perché è lì che mi devo far vedere a posto sennò partono i commenti di mamma, zie, ecc. Nei miei soggiorni africani non mi sono mai veramente avventurata in un taglio, un paio di volte mi feci fare delle treccine.

La prima volta le chiesi finissime, senza sapere che mi aspettavano 7 lunghe ore di lavoro ed un risultato carino ma dolorosissimo.

Un’altra piccola follia la feci in Cina, dove tentai un taglio a buon mercato da una parrucchiera con cui non avevo nessuna lingua in comune. Ne uscì una roba talmente improbabile che dovetti rimediare con un taglio riparatore, e costosissimo, in Norvegia.

Ma la chicca migliore rimane quella di Lisbona. Ero lì solo per qualche giorno, per un weekend con mio marito che poi sarebbe dovuto andare ad una conferenza. Girammo il sabato per la bellissima città e tra un sightseening e uno shopping cercavamo un barbiere per rinfrescare il taglio di mio marito, ma non ne trovammo nessuno.

Arrivati oramai alla sera ed in prossimità del nostro albergo, notammo un salone di bellezza, e ci buttammo dentro. Chiesi quanto sarebbe venuto un taglio e mi dissero sui 20 euro, per cui ci accomodammo entrambi.

Io spiegai a gesti e con le 4 parole di portoghese che conosco, il mio taglio, la mia dolce metà ebbe qualche difficoltà avendo un parrucchiere gentilissimo ma sordomuto. Comunque, a fine trattamento arrivò il conto…che passava i 100 euro! Senza scomporci troppo, mentre la ragazza della reception maneggiava la nostra carta, menzionai la nostra sorpresa riguardo al totale. Mentre dicevo queste parole, la carta non funzionò, e mentre mio marito ne porgeva un’altra lei chiamò il titolare per riferirgli il nostro commento, da lei percepito come una lamentela. Al suo arrivo, e alla seconda carta rifiutata, lui andò su tutte le furie accusandoci di non voler pagare.

Ne nacque una discussione in cui gli facevo notare che il suo pos non funzionava mentre lui ci urlava contro, intimando di chiamare la polizia. Finì con lui che alzava la cornetta, e noi che gli lanciavamo 100 e passa euro in contanti. Il giorno dopo notammo parrucchieri ad ogni angolo, perdipiù aperti, nonostante fosse domenica. Almeno il taglio risultò bello, e durò parecchio.

Il team di Expatclic
Febbraio 2020
Tutte le foto sono del team di Expatclic
Traduzioni delle parti di Carole (dal francese) e di Moci (dallo spagnolo) a cura di Claudiaexpat

 

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